Corrado Martinangelo (AgroCepi): “Gli imprenditori devono essere pronti fin d’ora”. Sul piatto 200 milioni, ma per una filiera moderna disponibili anche altri strumenti: Op, premi per il latte di montagna. Il comparto latte al Sud aspetta con ansia il bando del ministero per le Politiche agricole da 200 milioni di euro sui contratti di filiera, ma è pronto a cogliere al volo anche altre opportunità, dalle Op al nuovo regime di premi per il latte di montagna.
E’ quanto emerso a Caserta durante il seminario tecnico “Filiera latte, criticità e prospettive di sviluppo: quali strumenti finanziari?” tenutosi il 25 aprile 2017 a Fiera agricola da Corrado Martinangelo, presidente nazionale di Agrocepi, la neonata formazione sindacale gemmata dalla Confederazione europea piccola impresa, che raccoglie sia imprenditori agricoli che trasformatori delle filiere agroalimentari.
All’evento hanno partecipato Arturo Palomba dello Studio servizi integrati per le imprese di Cancello e Arnone e il presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti di Caserta Luigi Fabozzi. Al centro della scena la recente entrata in vigore del decreto sull’etichettatura obbligatoria di tutti i tipi di prodotti lattiero caseari, dal latte fresco ai formaggi, che consente al consumatore di controllare la provenienza della materia prima agricola latte e scegliere cosa acquistare.
“E’ il primo pilastro da solo non sufficiente a rendere coesa la filiera e dare certezze ai consumatori” ha esordito Martinangelo, che ha aggiunto: “L’occasione è ghiotta, poiché apre le porte ad imprese agricolo zootecniche e della trasformazione che sceglieranno di fare sistema con convenienza economica per entrambe”. Ma per fare sistema l’etichettatura da sola non basta.
“Vi sono alcuni elementi sui quali si può fare leva per costruire una filiera latte moderna, a cominciare dal nuovo sistema di premi per il latte di montagna bovino, ovino e caprino appena varato con il Decreto ministeriale del 14 aprile 2017 del Mipaaf, appena pubblicato, che si aggiunge alla misure del Fondo nazionale per il latte, tra i quali ricordo il pagamento degli interessi sui mutui bancari degli allevatori” ha affermato Martinangelo. Il presidente di Agrocepi ha poi ricordato che per il comparto bufalino “a due anni e mezzo dall’entrata in vigore della tracciabilità obbligatoria nazionale di tutta la filiera, i risultati raggiunti sono soddisfacenti e sono maturi i tempi per dare vita ad una Organizzazione di produttori di latte di bufala lungo un progetto di filiera legato all’area Dop”.
Tanto per il latte di bufala quanto per quello di vacca in arrivo un formidabile strumento finanziario, quello dei contratti di filiera: sulla delibera Cipe pubblicata nello scorso settembre c’è un appostamento di 200 milioni di euro. “Su tanto posso dire che la Corte dei Conti ha registrato la delibera, pertanto è verosimile che molto presto il Mipaaf varerà il relativo bando, ed è bene che gli allevatori si organizzino fin d’ora per sfruttare questa opportunità” ha sottolineato Martinangelo. Ma per sfruttare al massimo le opportunità di finanziamento pubblico è necessario tenere sotto controllo la redditività degli allevamenti e la puntuale razionalizzazione dei costi in azienda. Arturo Palomba ha illustrato il criterio dell’Income over feed cost, che consente con molta praticità di analizzare i costi, distinguendoli in Feed cost e No feed cost, esercizio che ne consente una loro minimizzazione al giorno per capo, ottimizzando il management dell’allevamento.
“In questo modo risulta più semplice stimare anche in maniera puntuale il reddito netto dell’azienda allevatoriale che sarà pari al reddito al netto dei costi di alimentazione delle lattifere diminuito dei costi non alimentari (sanitari, ammortamenti e oneri finanziari, energetici) e con l’aggiunta dei ricavi ottenuti dalla vendita di vitelli” ha spiegato Palomba. Conclusioni affidate al presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti di Caserta, Luigi Fabozzi, che ha ricordato come la costituzione da parte dell’Ordine dell’Organismo per la composizione della crisi da sovra indebitamento stia consentendo a molte aziende agroalimentari di non scomparire.
“E’ l’alternativa al portare i libri in tribunale – ha affermato – ed il nostro Organismo consente una ristrutturazione del debito e della gestione finanziaria che permette a sua volta alle imprese di rimanere sul mercato”.